REALTA’ E POESIA

Realtà è poesia, recita il titolo di questa raccolta di immagini e parole, perchè la poesia si nutre di realtà e di verità, anche se risulta difficile definire cosa sia verità, soprattutto quando si parla di arte che fonda la sua essenza sull’immaginazione, cioè quella capacità di creare, plasmare, “fingere” nel senso latino, cioè “dare forma” a qualcosa.
Si entra, così, nel complesso rapporto fra finzione, immaginazione e rappresentazione; si percorre, cioè, quella linea sottile che separa la verità dalla rappresentazione artistica, filtrata attraverso la sensibilità dell’artista che “finge” usando tanto la penna quanto una macchina fotoģrafica, come testimonia questa raccolta di poesie e di fotografie, nella quale le une si rispecchiano nelle altre e viceversa.
La penna di Enza trascrive i segreti segnali che la natura manda e che solo il poeta, veggente come Cassandra, sa cogliere.
La macchina fotografica di Alessandro Marinelli ha il potere di fermare il tempo e cogliere l’attimo, immortalandolo in una fotografia che permetta di riviverlo infinite volte, ma mai in modo sempre uguale.
Fotografare, afferma Alessandro Marinelli, significa immortalare un momento che poi, solo ad una successiva e più attenta osservazione, può rivelare cosa ha attratto il suo primo sguardo.
Fotografare, per lui, è catturare la realtà dal profondo, è un modo per guardarsi dentro, una scorciatoia per scoprire “la verità che giace al fondo”, direbbe Saba, al di là della corazza che ci si costruisce da adulti e che spesso inibisce la propria faciltà immaginativa.
Tanto le parole, quanto le immagini volano “al di là” di ciò che rappresentano, per usare un’espressione tratta da una poesia della raccolta. “Volano, sorvolano, scavalcano, si inerpicano, superano”, come Enza scrive in “Al di là”, appunto.
Ed è in questo superamento del particolare, grazie alla loro capacità di fingere e rappresentare, che una poesia o una fotografia possono diventare universali, parlando a tutti gli uomini e rivelando a ciascuno qualcosa di sè.
Roberta Mineo
Si entra, così, nel complesso rapporto fra finzione, immaginazione e rappresentazione; si percorre, cioè, quella linea sottile che separa la verità dalla rappresentazione artistica, filtrata attraverso la sensibilità dell’artista che “finge” usando tanto la penna quanto una macchina fotoģrafica, come testimonia questa raccolta di poesie e di fotografie, nella quale le une si rispecchiano nelle altre e viceversa.
La penna di Enza trascrive i segreti segnali che la natura manda e che solo il poeta, veggente come Cassandra, sa cogliere.
La macchina fotografica di Alessandro Marinelli ha il potere di fermare il tempo e cogliere l’attimo, immortalandolo in una fotografia che permetta di riviverlo infinite volte, ma mai in modo sempre uguale.
Fotografare, afferma Alessandro Marinelli, significa immortalare un momento che poi, solo ad una successiva e più attenta osservazione, può rivelare cosa ha attratto il suo primo sguardo.
Fotografare, per lui, è catturare la realtà dal profondo, è un modo per guardarsi dentro, una scorciatoia per scoprire “la verità che giace al fondo”, direbbe Saba, al di là della corazza che ci si costruisce da adulti e che spesso inibisce la propria faciltà immaginativa.
Tanto le parole, quanto le immagini volano “al di là” di ciò che rappresentano, per usare un’espressione tratta da una poesia della raccolta. “Volano, sorvolano, scavalcano, si inerpicano, superano”, come Enza scrive in “Al di là”, appunto.
Ed è in questo superamento del particolare, grazie alla loro capacità di fingere e rappresentare, che una poesia o una fotografia possono diventare universali, parlando a tutti gli uomini e rivelando a ciascuno qualcosa di sè.
Roberta Mineo